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Passa questo signore - “contadino di montagna” si definisce proprio così - e si piazza davanti al monumentale Joskin Silo Space 480D.
La paglia si costituisce dei cosiddetti culmi, ovvero i fusti dei cereali rimasti dopo che i granelli sono stati raccolti. È dunque generalmente formata da grano tenero, grano duro, orzo ed avena
E’ il momento: il frumento è già nato. Il terreno ha bisogno di nutrire la parte radicale della pianta che copre tutta la superficie colturale disponibile.
Caricare gli alimenti, miscelare e distribuire le razioni con approssimazione, senza un controllo preciso di quantità e qualità della miscelata genera degli sprechi che intaccano sia la produttività dei capi alimentati che le performance dell’impresa zootecnica nel suo insieme.
Una parte importante - anzi fondamentale - della filiera agricola riguarda i trasporti e la logistica: spostare i prodotti è essenziale quanto produrli.
Sempre più grande è la consapevolezza che la stalla di qualità non è un “luogo” ma un sistema, un modo di lavorare, gestire, essere allevatori e agricoltori.
Vi riporto di seguito un passaggio di una ordinanza sindacale che indica espressamente “il divieto di spandimento di liquami zootecnici e di concimi a base di urea e obbligo di copertura delle vasche di stoccaggio dei liquami zootecnici; sono fatti salvi gli spandimenti mediante iniezione o con interramento immediato dei liquami e dei concimi a base di urea”.
I vantaggi economici (e fiscali) della grande “Operazione 4.0” sono stati un successo: basta chiedere all’ultimo dei venditori di trattori e macchine agricole per vedere sorrisi infiniti, ancor prima di conoscere i numeri dei mezzi venduti e dei fatturati realizzati.
Lo aveva detto bene Fabrizio De Andrè, nella famosa canzone “Via del Campo”.
Io non ero ancora nato. Siamo alla fine degli anni 50’, le stalle erano moltissime. Un numero enorme, tantissime piccole aziende zootecniche presidiavano tutto il territorio di un’Italia contadina