Torneranno i Prati (dopo il Coronavirus) e ci Sarà Bisogno di Qualità

Torneranno i Prati (dopo il Coronavirus) e ci Sarà Bisogno di Qualità

Il compito del comparto agricolo sarà ancora più importante e necessario dopo questa "tempesta" che investe il mondo.

Anche l'agricoltura è frastornata dagli eventi che in queste settimana condizionano la vita del paese e del mondo intero. Alle difficoltà che quotidianamente incontriamo nella nostre attività in campo agricolo e zootecnico, altre se ne sono aggiunte, appesantendo il carico di lavoro e le tensioni. Per alcuni - questo periodo particolare - potrà essere un tempo di forzato riposo, che porta con se altre ansie e preoccupazioni per il futuro delle proprie attività.
In questo contesto particolare, che aggiunge difficoltà a quelle esistenti, il primo pensiero è di vicinanza a coloro i quali vivono concretamente sulla loro pelle e nelle loro aziende i disagi della situazione contingente.
Ermanno Olmi, nella sua ultima regia cinematografica, raccontò col titolo "Torneranno i prati" la faticosa speranza che vivevano i soldati combattenti sull'altopiano di Asiago in attesa della fine della guerra. Quel "torneranno" era l'auspicio che tutti avevano nel cuore, rivolto al "dopo", alla pace, alla fine delle difficoltà, delle fatiche, delle tragedie.
In qualche modo anche oggi siamo in "guerra", un conflitto strano con un nemico invisibile. Ma visibili sono i disagi e le paure che ognuno di noi vive, i timori per la propria famiglia, le proprie attività ed aziende. So di famiglie che hanno perso qualche persona cara, e a loro in particolare va il mio pensiero in questo momento.
L'altra domanda che mi accompagna in questi giorni riguarda il futuro dell'agricoltura e della zootecnia in Italia, una volta passata l'epidemia che pervade il periodo attuale.
Quale sarà il compito che il comparto primario dovrà svolgere per risollevare il nostro paese dopo la prova che viviamo?
Cosa cambierà - perché tutto sarà diverso da prima - se, avendo capito la lezione, dovremo immaginare un futuro diverso e per tanti aspetti nuovo?
Mi occupo da sempre di zootecnia - stalle, vacche, latte e quindi di aziende fatte di persone e imprenditori - e in questi anni ho colto da più parti il grido di dolore e di allarme di quanti sperimentano le difficoltà economiche derivanti dal basso prezzo dei loro prodotti - il latte in primis - e dagli alti costi di gestione dei loro impianti. Come se esce?
Facendo prodotti di qualità - ma già la maggior parte dei miei clienti e conoscenti lavorano con l'obiettivo di mantenere standard di fascia alta in termini quantitativi e qualitativi. Non per nulla il nostro paese è apprezzato nel mondo per la produzione agroalimentare di eccellenza, oltre che per tanti altri motivi culturali ed artistici.
Per fare "qualità" è necessario lavorare bene, investire in mezzi e strutture adeguate e pensare alla sostenibilità delle nostre produzioni e colture. Dal punto di vista economico ma anche ambientale e sociale.
Non basta offrire al mercato prodotti di eccellenza. Occorre anche che il mercato ed i consumatori siano capaci di distinguere i prodotti eccellenti che la nostra agricoltura mette sul piatto dai tantissimi prodotti di dubbia provenienza e qualità che inondano gli scaffali dei punti vendita. Quindi lo sforzo che dovremo chiedere - allo stato, alla politica, ai governanti - dovrà essere quello di premiare la qualità ed eccellenza delle produzioni italiane in termini economici, culturali e di tutela.
Valorizzare questo enorme patrimonio di lavoro, di cultura e di economia farà bene al paese e aiuterà la rinascita che tutti ci auguriamo sia vicina e feconda per l'Italia.
Anche noi faremo la nostra parte, con impegno e dedizione, come sempre.
Finisco con un pensiero: cosa cambierà dopo queste epocale "lezione"? Tutto o nulla. Dipende da noi.
Anche qui occorre "essere" paese, fare squadra, condividere obiettivi e scelte, avere l'orgoglio della nostra storia e delle nostre capacità. 

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