Futuro Della Zootecnia - Prima Della Zootecnia Del Futuro

Futuro Della Zootecnia - Prima Della Zootecnia Del Futuro

Quale futuro ci aspetta? Guardo in faccia Davide e mi faccio tante domande.

Il sistema zootecnico - produzione di carne, latte e derivati - è uno dei segmenti più dinamici e rilevanti dell'agricoltura nazionale e comunitaria. I valori generati dal comparto sono di straordinaria importanza e coinvolgono la sfera economica, sociale e ambientale.
In Italia l’attività di allevamento è sviluppata in veri e propri distretti produttivi, molto concentrati dal punto di vista territoriale. Le regioni che mostrano indici di specializzazione più elevati nell’attività zootecnica sono la Lombardia, il Veneto, il Piemonte e l’Emilia Romagna. In queste regioni si concentra la produzione italiana di carne, latte e formaggi e si genera la quasi totalità dei valori economici riconducibili al sistema zootecnico, che in Italia vale il 32,2% dell’intera economia agricola (oltre 17 miliardi di euro). Se consideriamo anche il valore legato alle produzioni trasformate (latte e derivati e carne bovina) il peso arriva ad oltre il 16% del fatturato dell’industria alimentare italiana.
Le produzioni zootecniche italiane si distinguono per un forte orientamento alla qualità che si traduce nella presenza di una vasta offerta di prodotti certificati DOP e IGP.

La maggiore sensibilità dei consumatori per l’origine della materia prima e i metodi di produzione obbliga le aziende ad andare verso sistemi di allevamento sempre più sicuri, rispettosi dell’ambiente e del benessere animale.
L’attenzione per la qualità delle produzioni zootecniche, così come l’interesse per il biologico, rappresentano i nuovi tratti distintivi dell’agroalimentare italiano. In sintonia con questo "sentire" diffuso resso il pubblico, anche le imprese del comparto zootecnico sono chiamate a rispondere a queste esigenze attraverso ristrutturazioni di filiera e strategie di valorizzazione commerciale dei prodotti.

Guardo Davide, incontrato qualche giorno fa nella sua azienda collocata in una delle zone più floride e preziose dell'agricoltura veneta.
E provo a contestualizzare le affermazioni ed i ragionamenti. A fare mente locale, rivedendo la storia di questa azienda fondata dal nonno Giovanni negli anni settanta dello scorso secolo.
Dalla prima stalla con qualche decina di capi a quando, negli anni '90 i capi diventano 200 con l'inserimento in azienda dei figli Giancarlo e Mario. E, via via fino ai nostri giorni, in cui l'azienda conta una mandria di 1000 bestie di ottima genealogia - per lo più vacche Frisone - residenti in due distinti impianti zootecnici.
Una realtà importante che produce annualmente più di 7.300.000 litri di latte, destinato a produrre ottimo Grana Padano lavorato da Lattebusche, una delle maggiori Cooperative Lattiero Casearie italiane.

"Mi piace il lavoro in azienda: proseguo una tradizione ma guardo al futuro. Ha iniziato tutto mio nonno e voglio continuare sulla strada che poi hanno tracciato mio padre e mio zio. E' una bella scommessa!"

Guardo Davide e penso a tutte le aziende che - con un progetto e con i giovani - hanno lo sguardo rivolto al futuro, scommettendo ogni giorno tra investimenti da fare, personale da gestire, attrezzature da mantenere in ordine, strutture da curare e una quantità notevole di incombenze burocratiche da svolgere ogni santo giorno.
Penso - ad esempio - che negli ultimi 10 anni l'Italia ha perso più di 12.000 allevamenti, passando dagli otre 38.700 del 2010 a 26.500 del 2019.
Vuoi le dinamiche economiche, vuoi l'accorpamento e la razionalizzazione che un sistema economico sempre più competitivo impone, vuoi che tanti allevatori anziani non avevano "eredi" che portassero avanti la loro piccola azienda... ma significa che il 32% del patrimonio aziendale, di tradizione e di produzione, se n'è andato e non tornerà più.

Guardo ancora Davide che fa ballare il suo Fendt da 260 cavalli trainando un bel miscelatore da 32 mc.
Un bel treno - e un bel valore di macchine - che agile si muove in azienda per scaricare in mangiatoia la miscelata unifeed destinata agli animali. Calcolando che in media un metro cubo di unifeed miscelato basta per sette bovine adulte, quando tutto sarà scaricato alimenterà più di 210 animali. Quanto lavoro ci voleva prima per dare da mangiare a 210 vacche?
"Con questo carro per sfamare tutta la mandria ci metto due ore in meno di prima quando avevo un mezzo diverso: tutto tempo risparmiato, e non solo tempo ma anche soldi!" ribadisce alla fine della distribuzione. " E mangiano tutto: non scelgono, la miscelata è ottima, uniforme e soffice. Finisce tutto in latte, ce ne siamo accorti!" conclude.

Mi chiedo dove stia andando la zootecnia italiana: importiamo ancora 1.675.151.905 kg di latte e crema di latte dal mondo, nonostante gli allevamenti rimasti abbiano aumentato la produzione pro-capo di latte, con una qualità mediamente ottima, controllata e certificata dalla miriade di caseifici e strutture di lavorazione sparse in tutto il paese.
In questi anni, il numero delle mucche allevate sul territorio italiano per la produzione di latte è rimasto pressoché invariato con un calo di 100.000 esemplari (-4%). Cambia però la modalità di gestione: dal 2010 è scomparso il 32% degli allevamenti ed è aumentato il numero di animali per ogni struttura, a testimoniare la crescita del modello intensivo come sistema di allevamento.

Guardo Davide che vuol giocare il suo futuro professionale nella stalla di famiglia, diventata una impresa importante per dimensione della mandria e per volume economico generato. Quindi è molto riduttivo definirla "stalla".
E pensando a quali sfide sia chiamata - anche nel prossimo futuro - una azienda così organizzata, produttiva e solida, finisco per interrogarmi quale possa essere il compito che aspetta una azienda come la mia, in cui la mission non è produrre latte ma proporre macchine che fanno produrre latte di qualità.

Credo che tutto si giocherà non più solo sul piano del numero di macchine vendute, ma su quello più impegnativo dei servizi da sviluppare e offrire alle aziende che dovranno necessariamente lavorare sul piano della qualità.
Qualità dei processi di filiera. Qualità dei prodotti da immettere sul mercato attraverso i trasformatori (latticini, formaggi e carni).
Qualità dell'impatto ambientale attenuando l'impronta ecologica che ogni attività lascia sul sistema ecologico in cui si svolge.
E ancora qualità della vita degli animali stessi, conosciuta come "benessere animale", per garantire loro una esistenza comunque dignitosa in quanto esseri viventi.

A tutti gli attori della filiera agroalimentare - ed in particolare a quella zootecncica - è chiesto oggi uno sforzo in termini di accrescimento della professionalità e competenza.
Se bastava essere degli ottimi commercianti per riuscire a piazzare macchine, ora è necessario avere un approccio globale, scientifico e professionale per cogliere le interazioni e le interdipendenze che ogni scelta aziendale genera e che ogni "macchina" porta con se.
La qualità delle macchine - elemento che resta fondamentale - da sola non basta più. Ogni attrezzatura, semplice o complessa, diventa elemento qualificante in una filiera che diventa sistema che persegue la qualità nel suo insieme.

E' un ragionamento complesso, che andrà sviluppato ma che impone - fin d'ora - una crescita professionale e di competenza per tutti coloro che si pongono accanto a Davide e agli altri giovani disposti a scommettere sul futuro della zootecnia in Italia.
 

Facebook