È il momento: il frumento è già nato. Il terreno ha bisogno di nutrire la parte radicale della pianta che copre - in lunghe file parallele e ordinate - tutta la superficie colturale disponibile.
Marzo è il mese che con la fine inverno segna l’inizio della primavera: è anche il momento topico per la nutrizione del frumento.
Uno degli elementi essenziali per una buona nutrizione del frumento è l’azoto, molto importante per il risultato finale della coltura.
Deve essere somministrato con le giuste quantità, considerando la varietà da coltivare, la zona di produzione e delle rotazioni applicate al quel terreno specifico.
Dobbiamo anche considerare che in questo periodo le piantine possono andare essere sottoposte a stress ambientali causati dalle ampie escursioni termiche che si verificano tra il giorno e la notte.
Parecchi sono i fattori di cui tener conto.
Il potenziale produttivo, nel nostro paese - a seconda delle varietà, delle zone e delle annate - può variare di molto: da 70 a 35-40 q.li per ettaro. Nelle zone più produttive occorre evitare che l’insufficiente disponibilità di azoto diventi un fattore penalizzante che riduce le rese, mentre nelle aree meno produttive l’apporto azotato va eseguito nei momenti più favorevoli per l’assorbimento, evitando distribuzioni eccessive, molto spesso inutili.
Altro aspetto da considerare è la tipologia produttiva a cui appartiene il frumento e quindi le attese in termini di qualità.
Altri fattori importanti per l’impostazione della concimazione azotata sono la precessione colturale e le condizioni in cui è avvenuta la semina. Se la coltura che precede i cereali autunno-vernini nella rotazione è arricchente (colture che lasciano il terreno in condizioni ottimali), possiamo prevedere quantità ridotte di azoto. Se invece la precessione è depauperante (colture che sfruttano molto il terreno e lo lasciano in cattive condizioni), sarà da prevedere una concimazione azotata più robusta.
Inoltre se il letto di semina è troppo grossolano, o ha subito eccessive precipitazioni o per semine fuori periodo, si potrà avere una rada presenza di piante per metro quadro: durante l’accestimento si può cercare di correggere questa situazione con un incremento delle concimazioni azotate.
Negli effluenti bovini sono contenuti fino a 4 kg di azoto per metro cubo di prodotto. Che questo sia possibile è dimostrato dall'analisi dei componenti di un liquame standard: il quale contiene, in media, dai 3 ai 5 kg di azoto per tonnellata, suddiviso quasi alla pari tra forma organica (57%) e ammoniacale (43%).
L’utilizzo del liquame oggi è opportuno anche dal punto di vista economico: i reflui sono sempre più un bene da valorizzare, per trasformarli in un fertilizzante in grado di provvedere al fabbisogno nutrizionale delle colture. Comprese quelle più esigenti, come il frumento, il mais, la soia.
Ma per cogliere al massimo i vantaggi che irrorazione dei liquami portano al suolo (e di conseguenza alle colture seminate) occorre che anche la distribuzione sia corretta, riducendo al massimo dispersione della frazione ammoniacale. Si calcola che circa il 7-10% dell’azoto totale si può disperdere con la volatilizzazione, danneggiando l’ambiente e riducendo il potere fertilizzante dei liquami.
Da questo si evidenzia quanto sia fondamentale la tecnica distributiva dei liquami.quella che avviene con l’interramento evita cattivi odori e permette ai reflui di esprimere il loro potenziale nutritivo.
Joskin - nella sua gamma estesa di botti e attrezzature - considera in maniera molto precisa questi aspetti ed ha sviluppato strumenti di distribuzione altamente efficienti per valorizzare appieno l’apporto nutritivo che il liquame apporta al suolo.
In questo periodo parecchi terzisti stanno utilizzando il distributore “SoloDisk” applicato direttamente al trattore e collegato al vascone posizionato a bordo campo da un lungo tubo ombelicale.
Solodisk permette di depositare una giusta quantità di liquame nello spazio tra le file di piantine, in un solco creato dal disco appena sotto la superficie.
I vantaggi sono notevoli: rapidità di distribuzione, basso calpestamento e massimo rispetto per le piantine, ridottissima volatilizzazione ammoniacale e quindi ridotta dispersione delle componenti nutritive presenti nel liquame.
Inoltre questo sistema permette una lenta cessione dei nutrienti, molto meno esposti al rischio di dilavamento e che rendono disponibile l’azoto in modo progressivo, assecondando i flussi di assorbimento delle colture.
E’ una distribuzione agronomica di precisione della risorsa che il liquame rappresenta: quindi terreni migliori, raccolti più abbondanti, minore spesa per la distribuzione e l’acquisto di fertilizzanti.
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Luca Zolin